Cagliari 21
aprile - Spesso si dice che l'essere
giornalista apra molte porte. Ultimamente sembrano di più quelle che restano
chiuse, sbarrate dall'esterno.
La
vicenda di Gabriele Del Grande è una costola di quell'essere infetto che
ha abbracciato da tempo la Turchia e che sta cambiando le sorti del regime
politico del paese.
Il
giornalista e documentarista italiano segue la sorte di altri suoi colleghi
europei, che a loro volta, forse come esempio di "integrazione",
ricevono un trattamento simile ai reporter turchi. L' arresto degli
operatori dell' informazione o il fermo, che forse è più
"politicamente corretto", è lo strumento canonico usato dai regimi
fragili e timorosi che in buona sostanza hanno paura di un'opinione pubblica
informata. Delegittimare l'informazione è un'ottima soluzione per garantirsi
credibilità gratuita in cui la dimostrazione non è necessaria. Se manca un
contradditorio la verità è una sola. Lo si è visto e lo si vede tuttora in
Italia, ma questa sarebbe un'altra storia.
Da tempo
i media tedeschi così come la società civile, non necessariamente quella colta
ed intellettuale, si stanno mobilitando per il giornalista turco-tedesco Deniz
Yucel, testata Die Welt, arrestato in Turchia nel febbraio 2017
con le accuse di propaganda terroristica, associazione terroristica e
diffusione dati a seguito di un reportage su un collettivo hacker di hacker
turchi.
Ora
anche l'Italia si mobilita per il "suo" Gabriele e lo fa anche la Sardegna.
Sabato
22 aprile si terrà a Cagliari un'assemblea pubblica che
coinvolge oltre 40 tra associazioni e personalità legate alla cultura per
sostenere la campagna #IOSTOCONGABRIELE e sensibilizzare tutti i
partecipanti sul tema dei diritti umani e civili.
L'appuntamento
è alle 18:30 nel centro di quartiere "La Bottega dei Sogni",
in Piazzetta Savoia 4 nel quartiere di Marina, Cagliari.
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