Sassari 4
ottobre - All'estero
non finiscono solo i cervelli sardi.
Offre un
quadro incoraggiante il rapporto stilato da Confartigianato Imprese Sardegna
La Panada di Oschiri, un prodotto molto apprezzato |
I dati
ISTAT relativi alle piccole e micro imprese del settore artigianale parlano
di un incremento del 13,7% rispetto al 2016. Dall'analisi sono
esclusi i prodotti della lavorazione petrolifera, che da soli costituiscono
la principale esportazione dell' isola. Questo è un dato incoraggiante perché i
risultati positivi fanno riferimento alla sola produzione artigiana di realtà imprenditoriali di dimensioni contenute.
Un
mercato da 170 milioni di euro all'anno in cui l'agroalimentare,
settore trainante, pesa sul totale per oltre il 43%. Secondo quanto
emerge dal rapporto, si è registrato un incremento nella richiesta di carni
lavorate, olio, prodotti ittici e conserve. Queste ultime in particolare
rispetto all'anno precedente fanno segnare un più 67%. Anche pane, pasta e
prodotti da forno reggono.
Il "flop"
inaspettato arriva invece dal prodotto associato per eccellenza all'export
sardo, il formaggio. Rispetto al 2016 la domanda è scesa del' 11%.
Ad
apprezzare molto il "made in Sardinia" sono gli Stati
Uniti, che assorbono oltre il 60% delle esportazioni, mentre il
consumatore più accanito nel mercato europeo è la Germania, che però si
ferma al 9,5%. Un dato curioso che vede il grosso della produzione
alimentare di micro e piccole imprese sarde, muoversi oltre oceano, mentre nel
nostro continente non sembra avere lo stesso appeal.
Come sottolinea
CIS, è importante la fetta di mercato guadagnata dal settore moda-abbigliamento:
piccole aziende impegnate nella confezione di articoli sartoriali o accessori,
per lo più dirette da imprenditori under 35, che hanno registrato un
incoraggiante 6%.
Secondo
il Segretario regionale di Confartigianato Imprese, Stefano Mameli, alla
base degli importanti riscontri ci sarebbe una politica della Regione molto attiva
per quanto riguarda la promozione all'estero e l'internazionalizzazione dell'offerta delle
produzioni isolane, oltre alle nuove tecniche di vendita e di formazione che
mirano alla creazione di operatori preparati per questo specifico settore.
Segnali
positivi che, sempre secondo Mameli, porteranno maggiori investimenti a favore
dell'economia isolana.
Nessun commento:
Posta un commento