Sassari 6
novembre - L'idea
di diversificare l'economia della Sardegna è la trama perfetta per un libro di
fantascienza.
Secondo il
rilevamento effettuato dal Centro Studi della Confederazione Nazionale Artigianato
(CNA) della Sardegna, le imprese artigiane nell'Isola non se la passano troppo
bene.
Il settore manufatturiero artigiano si mantiene stabile |
I dati
del terzo trimestre 2017 parlano di una flessione preoccupante per il
settore, soprattutto in provincia di Sassari, dove hanno chiuso i battenti
299 aziende.
La
regione segna il dato peggiore d'Italia: in 7 anni sono scomparse 6515
imprese, il 15,2% contro una media nazionale del 9%.
Gli
unici che tengono sono il settore alberghiero e quello della ristorazione,
sostenuti anche dal turismo regionale.
A
preoccupare soprattutto la crisi in edilizia e nelle costruzioni, per
anni considerati forza trainante dell'economia sarda, ai quali si aggiunge la
sofferenza nell'ambito dei servizi, in particolare i trasporti.
Tutta
una serie di difficoltà che, secondo l'analisi di CNA, sono dovute al fatto che
gli strumenti di sostegno e pianificazione industriale sono pensati
soprattutto per le imprese di maggiori dimensioni rispetto alle piccole e micro
imprese e ciò rende difficile l'accesso in termini di credito, sicurezza,
formazione ed export.
Altro
settore su cui varrebbe la pena puntare è quello del digitale, data la crescita
nella penisola ed il fatto che gran parte dei titolari sono under 35.
Anche se
nei primi mesi del 2017 si è registrato un saldo positivo tra aperture e
chiusure, l'incremento è decisamente inferiore rispetto al 2016, ed in
generale al trend nazionale.
Anche
per quanto riguarda l'età degli addetti non va molto bene: solo il 25% degli
imprenditori digitali sardi hanno meno di 35 anni.
A
Cagliari le cose vanno decisamente bene, con 181 nuove imprese mentre nello
stesso periodo Sassari ne registra 99, quasi la metà.
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