Olbia 8
febbraio - Si può uccidere qualcuno senza muovere un
dito. Purtroppo si.
Il 5
novembre 2017 la ventiduenne di Porto Torres fu trovata morta a La
Maddalena, nella casa di un'amica che la ospitava. La scena presentatasi ai
carabinieri, intervenuti sul posto attorno alle 3 del mattino, non lasciava
dubbi circa la dinamica del suicidio.
Tuttavia
durante i rilievi i militari si imbatterono in due bigliettini lasciati
dalla vittima il cui contenuto indirizzò immediatamente verso una nuova
pista investigativa.
Uno dei
messaggi accennava a "ricatti e umiliazioni per via di un vecchio film".
Comando dei Carabinieri di Olbia |
Tornando
indietro di qualche giorno, al 3 novembre, la stessa Michela
si era rivolta ai carabinieri di Porto Torres per denunciare una
rapina subita la notte di Halloween, 31 ottobre all'1:30 circa. In
quell'occasione le indagini non portarono alcun risultato, tanto che il
reato parve si da subito simulato.
A questo
punto si chiude il breve antefatto culminato con la morte della ragazza e si
apre lo scenario investigativo che ha portato agli sviluppi odierni.
La Procura
della Repubblica di Tempio Pausania ha deciso infatti di fare luce sulla
vicenda, dando mandato agli investigatori della Sezione Operativa del
Reparto Territoriale di Olbia di accertarsi se ci fosse qualcuno dietro la
decisione di Michela di compiere quel gesto estremo.
Mesi di
indagini serrate caratterizzate da un'attività intensa in cui è stata
acquisita e minuziosamente esaminata una considerevole mole di dati e
materiale informatico, intercettazioni telefoniche. Oltre cento
persone in qualche modo vicine o legate alla vittima sono state ascoltate
dai militari per ricostruire gli ultimi mesi di vita della ventiduenne.
L'avviso
di chiusura delle indagini è stato emesso nei confronti di due ragazzi di
Porto Torres, uno di 24 e l'altro di 29 anni, che sarebbero responsabili
in concorso tra loro di diffamazione aggravata e morte come conseguenza
di altro reato.
Secondo
quanto emerso i due avrebbero, come si legge nel comunicato, "offeso la
reputazione di Michela, rivelando, senza il suo consenso, informazioni
confidenziali attinenti la sua vita e le sue abitudini sessuali".
Come se
il quadro non fosse abbastanza scabroso, gli indagati sarebbero anche
responsabili di aver mostrato video e fotografie della ragazza mentre
consumava un rapporto sessuale.
Questo
chiuderebbe il cerchio e rimanderebbe ai ricatti e le umiliazioni cui la
povera giovane aveva accennato in quel bigliettino lasciato vicino al corpo
ormai privo di vita.
Un vicenda inquietante, umiliante e degradante, con al centro una
donna, ancora una volta vittima innocente
Nessun commento:
Posta un commento